Come affrontare il post-Covid?
Forse è questa la domanda che tutti ci poniamo, indipendentemente dall’area di business di cui facciamo parte e il settore museale (e della cultura) non è di certo da meno. Partendo dall’evidenza che un ritorno alla "normalità" non sarà possibile, almeno nel medio periodo (come sottolinea anche l’ultimo Rapporto annuale di Federculture), nasce l’esigenza di immaginare nuovi modelli di business ripensando all’offerta che i musei e il patrimonio culturale italiano in generale offre, facendo tesoro della crisi attuale.
La terza edizione della manifestazione dedicata ai musei RO.ME., organizzata dalla fiera di Roma e in programma dal 25 al 27 Novembre, affronta proprio questo punto, il dopo e tutto rigorosamente in digitale.
Partendo dai dati diffusi dall’Istat, la chiusura tra marzo e maggio evidenza una perdita del 42,1% dei visitatori complessivi, con un calo di 78 milioni di euro per il solo parco museale. Insufficiente a compensare i danni il parziale recupero estivo, che comunque ha subito restrizioni per via degli ingressi contingentati e comunque una mancanza di turisti dall’estero.
Oggi affrontiamo la seconda ondata, e con il Dpcm del 3 novembre, musei e mostre sono stati interdetti nuovamente in tutta Italia. Se è vero da una parte che il Fondo per la cultura dovrebbe essere operativo nelle prossime settimane (dando un po’ di ossigeno a questo settore), Federculture stima comunque una perdita di ricavi che oscilla tra il 40% e il 70% (e l’uscita dalla crisi non è attesa a breve). Andrea Cancellato, presidente di Federculture, osserva come: “Nessuno è in grado di fare previsioni, ma immaginiamo un 2021 altrettanto difficile: i vaccini in arrivo potranno contenere la pandemia, ma la mobilità delle persone sarà ancora limitata e la fruizione dei luoghi culturali contingentata. Questo richiede ai musei uno sforzo per inventarsi una nuova logica di prossimità, capace di mantenere un’offerta di qualità, ma anche di attrarre un pubblico locale, coinvolgendo maggiormente i territori”.
È da qui che nasce l’esigenza di spostare il focus della questione. La sfida in questione è la trasformazione digitale dei musei italiani nel post-Covid e che proprio la pandemia ha reso più urgente. La digitalizzazione e l’aggregazione dei poli museali con l’"ingaggio del territorio" che può valorizzare iniziative e realtà più piccole, sono necessari alla creazione di nuovi servizi aprendo grandi opportunità per il settore.
I musei più virtuosi si sono già attrezzati offrendo al pubblico tour virtuali o mettendo a disposizione online i propri cataloghi. Di questi il Maxxi di Roma, la Triennale di Milano, la Madre di Napoli e il Museo Egizio di Torino. È tuttavia troppo esiguo lo sforzo, se contiamo che nel 2018 solo l’11,5% degli istituiti statali offriva una catalogazione digitale del proprio patrimonio.
Anche da questi spunti muove i passi il progetto Tinees di Fifty Deg. Contribuire a costruire un network di realtà locali integrate al patrimonio culturale e museale offrendo gratuitamente un servizio pubblico che agevoli il dialogo tra territorio e storia è il nostro obiettivo.