È riaffiorato un Termopolio a Pompei. Già, Pompei. Non la smette ancora di stupirci dopo tutti questi anni, dopo tutti questi millenni!
Il Termopolio (Thermopolium), perfettamente conservato, offre immagini di una ninfa marina a cavallo e animali dai colori talmente sgargianti da apparire quasi tridimensionali. Questa struttura era la tipica rivendita di bevande calde e cibi di ogni sorta che si affacciavano sulle strade principali di Pompei o di altre cittadine dell’epoca. Se vogliamo osare (ma sì, osiamo!) l’antenato degli attuali street food: i romani avevano, in poche parole, anticipato di duemila anni il concetto di fast food tanto caro alla cultura americana.
Ciò che stupisce è stato il ritrovamento di alcuni recipienti con tracce di alimenti venduti all’epoca: gli studiosi del Parco archeologico di Pompei, potranno analizzare così le abitudini alimentari della popolazione romana.
«Oltre a trattarsi di un’ulteriore testimonianza della vita quotidiana a Pompei, le possibilità di analisi di questo Termopolio sono eccezionali, perché per la prima volta si è scavato un intero ambiente con metodologie e tecnologie all’avanguardia che stanno restituendo dati inediti. All’opera è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo: alle analisi già effettuate in siti a Pompei saranno affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia, cioè i contenitori in terracotta» afferma Massimo Osanna, Direttore ad interim del Parco Archeologico di Pompei.
Oltre ad alcune ossa umane, sono emerse dallo scavo le ossa di alcuni degli animali consumati in loco dagli avventori romani. Si tratta di ossa di anatre germane, pronte per essere preparate e consumate, ossa di suino, caprovini, pesci, lumache di terra, un gallo e un cane (quest’ultimo di certo non era pronto per il consumo, più per monito al famoso “Cave Canem”).
In uno dei dipinti ritrovati nel termopolio, inoltre, gli studiosi hanno scoperto una bizzarra iscrizione, un graffito omofobo: “Nicia cinede cacato” ovvero “Nicia (probabilmente un liberto greco) cacatore, invertito”.
Si presume si tratti di una scritta lasciata per prendere in giro il proprietario (è da duemila anni che lo prendono in giro!)
Il progetto Tinees di Fifty Deg trae anche da queste nuove scoperte la sua linfa vitale.